Che fare se il tuo bimbo è sonnambulo?
È una parasonnia ( disturbo del sonno) a risoluzione generalmente spontanea e colpisce maggiormente la fascia d’età compresa tra i 4 e i 12 anni e tende a scomparire dopo l'adolescenza; se invece persiste in età adulta può essere associata ad aspetti della personalità psicotici o nevrotici.
Il sonnambulismo avviene nella fase tre e quattro del sonno ovvero nelle prime due o tre ore. Raramente la durata degli episodi supera i cinque minuti e la maggior parte dei sonnambuli non arriva ad alzarsi dal letto ma rimane seduto a parlare o a emettere suoni incomprensibili, talvolta con gli occhi aperti dando la falsa impressione di essere svegli; nel caso invece il bambino si alzi e cammini, compirà probabilmente gesti ripetitivi come accendere la televisione, lavarsi e vestirsi, il tutto continuando a dormire e tornando spontaneamente a dormire dopo l'episodio.
Non esiste una causa accertata anche se tecnicamente vi sarebbe alla base una ipereccitabilità della corteccia cerebrale che inibisce il sonno profondo e mantiene attiva la fase di veglia, dovuta ad una predisposizione genetica o in seguito a fattori di stress, eventi traumatici, problemi respiratori, fattori medici come infezioni e febbre alta, oppure per l'assunzione di alcol o droghe.
Data la natura benigna e non preoccupante del disturbo, solitamente non è necessario intervenire farmacologicamente a meno che il sonnambulismo non si scopra pericoloso per che lo vive e per le persone vicine, ovvero quando è accompagnato da atteggiamenti dannosi per se stessi o per gli altri o se diventano aggressivi, specie se si prova a svegliarli.
Quando chiedere, quindi, il consulto di un medico?
È opportuno ascoltare un parere medico nel caso in cui gli episodi di sonnambulismo sono troppo frequenti (più di 2 volte a a settimana), se si presentano più volte nell'arco di una sola notte e non solo nelle prime 2 o 3 ore di sonno, se durante gli episodi si compiono azioni pericolose come scendere/salire le scale, se oltre al sonnambulismo si presentano altri disturbi come l'enuresi (pipì a letto) o se durante gli attacchi il soggetto sembra essere particolarmente ansioso.
A meno che non ci sia il sospetto che la natura del disturbo sia epilettica, per confermare la diagnosi si procede con la video-polisonnografia ovvero l'utilizzo di elettrodi da applicare sul cuoio capelluto, sul collo, torace, addome, gambe e braccia. A seconda del risultato del test si procede con dei trattamenti indicati come il risveglio notturno programmato che consiste nel svegliare il bambino prima dell'orario in cui si verificano gli attacchi e per poi predisporlo a riaddormentarsi di nuovo. Nel caso in cui il soggetto è un adulto e gli attacchi sono troppo frequenti o mettono a rischio l'incolumità del soggetto si procede con un trattamento farmacologico.
Di norma è sufficiente seguire alcune regole come quella di non svegliare il sonnambulo durante i suoi attacchi, procurandogli ansia, confusione ed aggressività mentre la cosa migliore è quella di guidarli per riportarli dolcemente al letto. Episodi di sonnambulismo potrebbero significare che la quantità e la qualità del nostro sonno non sono sufficienti, pertanto è necessario adottare uno stile di vita più sano e imparare a dormire correttamente. Ad esempio, meglio scegliere una stanza fresca e buia, senza luci di computer o TV ed evitare cibi speziati o cene troppo pesanti prima di andare a letto.