Qual è il miglior farmaco per l'osteoporosi?
Molte donne hanno il timore che, una volta sopraggiunta la menopausa, si dovrà avere a che fare con l’osteoporosi.
Non è necessariamente così ed è bene, quindi, sapere cos’è l’osteoporosi e come prevenirla.
L’osteoporosi è una condizione che riduce progressivamente la densità ossea, aumentando il rischio di fratture anche in seguito a traumi minimi: tali fratture, definite spesso "da fragilità", interessano principalmente vertebre, polsi e femori. Pur non rappresentando una minaccia diretta alla vita, l’osteoporosi può causare dolori intensi e comprometterne la qualità, limitando la mobilità e l’autonomia.
Le cause dell’osteoporosi sono molteplici e includono l’età, i cambiamenti ormonali nelle donne post-menopausa e l’uso prolungato di alcuni farmaci pericolosi per l’osteoporosi, tra cui si segnalano cortisonici, immunosoppressori e anticoagulanti, noti per aumentare il rischio di osteoporosi secondaria.
Quali principi sono utili per combattere l'osteoporosi
La prevenzione e il trattamento dell'osteoporosi si basano su un approccio integrato, che include una corretta alimentazione, il regolare esercizio fisico e l'uso di specifici principi attivi.
Il calcio e la vitamina D3 svolgono sicuramente un ruolo cruciale nel mantenimento della salute ossea. Il primo, presente in alimenti come latticini, verdure a foglia verde e frutta secca, è essenziale per preservare la densità minerale ossea. La seconda, ottenuta dall’esposizione al sole e da alimenti come pesce azzurro e latte fortificato, favorisce l’assorbimento del calcio stesso, garantendo che questo minerale venga utilizzato efficacemente dal corpo. Parallelamente, è importante limitare l’assunzione di fosforo, un elemento presente in abbondanza nella carne rossa e nelle bevande gassate, poiché un suo eccesso può favorire la demineralizzazione ossea.
Quindi, se da un lato una dieta equilibrata, ricca di nutrienti e povera di cibi processati, rappresenta un pilastro fondamentale nella cura dell’osteoporosi, dall’altro è lo stile di vita a giocare un ruolo altrettanto determinante. L’attività fisica regolare, come il camminare o il sollevamento pesi, aiuta a stimolare la formazione ossea e, allo stesso tempo, vanno evitati il fumo e l’abuso di alcol, poiché queste abitudini possono aggravare la perdita di massa ossea.
I tipi di farmaci consigliati
I trattamenti farmacologici per l’osteoporosi si dividono principalmente in tre categorie: anti-riassorbitivi, anabolici e farmaci con doppio meccanismo. La scelta del farmaco più adatto dipende dalla gravità della condizione, dall’età e dal profilo di rischio del paziente, rendendo indispensabile una consulenza medica personalizzata, dato che, soprattutto in fase preventiva, è possibile ricorrere a farmaci per osteoporosi senza effetti collaterali.
Gli anti-riassorbitivi, come i bifosfonati, sono tra i farmaci più utilizzati e includono molecole come l'acido alendronico, il risedronato e l'acido zoledronico. Questi farmaci agiscono inibendo l’attività degli osteoclasti, le cellule responsabili del riassorbimento osseo e il loro utilizzo permette di rallentare la perdita di densità ossea, riducendo il rischio di fratture. L’acido alendronico, in particolare, è uno dei farmaci più studiati e consigliati per la sua efficacia nel rafforzare le ossa.
Tra gli anabolici, spiccano i farmaci che stimolano la formazione di nuovo tessuto osseo, aumentando così la densità minerale: rientrano tra quei trattamenti che vengono generalmente riservati ai pazienti con forme gravi di osteoporosi, dove il rischio di frattura è particolarmente elevato.
Un altro approccio è rappresentato dai farmaci con doppio meccanismo, che combinano l’effetto di rallentamento del riassorbimento osseo con una lieve stimolazione della formazione di nuovo osso, una duplice azione che offre un’alternativa valida nei casi in cui sia necessario un trattamento più completo.
Volendo citarne uno, il denosumab è un farmaco biologico innovativo che appartiene alla classe degli anticorpi monoclonali: agisce bloccando una proteina specifica che stimola gli osteoclasti, riducendo così il riassorbimento osseo. Sebbene molto efficace, il denosumab è generalmente considerato una seconda scelta, spesso riservata ai pazienti che non rispondono bene ai bifosfonati o che non possono tollerarli.
Infine, i modulatori selettivi del recettore estrogenico (SERM), come il raloxifene, sono un’opzione spesso indicata per la cura dell’osteoporosi nelle donne in post-menopausa, in quanto imitano l’azione protettiva degli estrogeni sulle ossa, riducendo il turnover osseo senza aumentare il rischio di tumori correlati.
In generale, è bene ricordare che il consulto medico è imprescindibile e c he l’aderenza alla terapia è fondamentale per ottenere risultati significativi. Per agevolare la terapia, alcuni medici indicano farmaci che offrono formulazioni a lunga durata d’azione e che necessitano, quindi, di una minore frequenza di somministrazione.
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