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Cosa significa avere il PTH alto?
Pubblicato il: 25 giugno

Cosa significa avere il PTH alto?

Il paratormone (PTH), o ormone paratiroideo, svolge un ruolo chiave nel mantenimento dell’equilibrio tra calcio e fosforo e, quando i valori di PTH nel sangue superano la norma, è spesso sintomo di un’alterazione a carico delle ghiandole paratiroidi o di una risposta a condizioni sistemiche che interferiscono con l’assorbimento di calcio e vitamina D.

Avere il PTH alto può essere, quindi, il segnale di un importante squilibrio nel metabolismo del calcio e del fosforo, una situazione clinicamente rilevante, in particolare quando si associa a una carenza di vitamina D, con paratormone alto e vitamina D bassa.

Cos'è il PTH

Il PTH, o paratormone, è un ormone secreto dalle ghiandole paratiroidi, piccole strutture situate dietro alla tiroide, e la sua principale funzione è quella di regolare la concentrazione di calcio nel sangue: quando i livelli di calcio diminuiscono, le paratiroidi aumentano la produzione di PTH, il quale agisce su ossa, reni e intestino per riportare il calcio a valori normali.

Nel tessuto osseo, il paratormone stimola gli osteoclasti, cellule che mobilitano calcio e fosforo dalle ossa al sangue, mentre a livello renale promuove il riassorbimento di calcio e l’eliminazione di fosforo. Indirettamente, stimola anche l’assorbimento intestinale del calcio attraverso l’attivazione della vitamina D, in particolare la forma D2, consentendo un controllo dinamico e costante dei livelli ematici di calcio, fondamentale per la salute ossea, muscolare e neurologica.

PTH alto: quali sono i rischi

Quando si parla di PTH alto si fa spesso riferimento a una condizione nota come iperparatiroidismo, di cui esistono tre forme: primario, secondario e terziario.

L’iperparatiroidismo primario è solitamente causato da un adenoma benigno di una delle ghiandole paratiroidee e porta a un’eccessiva produzione di PTH, indipendentemente dai livelli di calcio. L’iperparatiroidismo secondario, invece, è una risposta adattativa a una condizione di ipocalcemia prolungata, spesso legata a malattia renale cronica o a una carenza di vitamina D. Infine, l’iperparatiroidismo terziario si sviluppa quando la stimolazione cronica delle paratiroidi porta a un’ipersecrezione autonoma del PTH, non più regolata dalla concentrazione di calcio.

Le conseguenze di livelli di paratormone alto sono molteplici:

  • l’aumento cronico del calcio nel sangue (ipercalcemia) può generare sintomi come stanchezza, stipsi, nausea, confusione mentale e calcolosi renale;
  • la continua stimolazione degli osteoclasti porta alla demineralizzazione ossea, aumentando il rischio di osteoporosi e fratture;
  • l’ipercalciuria, ovvero l’eccesso di calcio nelle urine, è un’altra complicanza comune che contribuisce alla formazione di calcoli;
  • nei casi più gravi, l’eccesso di PTH può provocare debolezza muscolare e atrofia.

Anche quando l’iperparatiroidismo è asintomatico, la condizione può avere conseguenze subdole sul lungo periodo, ragion per cui è importante intervenire precocemente, anche in assenza di sintomi evidenti.

Cosa fare in caso di PTH alto

Quando il medico rileva livelli elevati di PTH nel sangue, la prima cosa da fare è contestualizzare il dato attraverso ulteriori esami, come la misurazione del calcio totale e ionizzato, del fosforo, della creatinina e della vitamina D. La presenza di vitamina D bassa associata a ormone paratiroideo elevato è spesso indice di un iperparatiroidismo secondario, mentre un’elevata concentrazione sia di PTH sia di calcio è spesso sintomo di un iperparatiroidismo primario.

La diagnosi può essere completata da esami di imaging, come l’ecografia del collo o la scintigrafia, per localizzare eventuali adenomi paratiroidei mentre, in presenza di iperplasia o adenomi, il trattamento può prevedere l’asportazione chirurgica di una o più ghiandole iperattive. Nei casi secondari, invece, si lavora sulle cause sottostanti: integrazione con vitamina D2 o D3, miglioramento della funzionalità renale o controllo dei livelli di fosforo.

Il monitoraggio periodico dei valori ematici è fondamentale, specialmente nei pazienti con insufficienza renale cronica o con disturbi dell’assorbimento intestinale, così come la densitometria ossea, che può essere indicata per valutare lo stato di salute dello scheletro. È importante ricordare che la calcitonina, un altro ormone implicato nel metabolismo del calcio, può offrire ulteriori informazioni diagnostiche e sapere cosa rivela la calcitonina aiuta a comprendere il bilancio tra attività osteoclastica e osteoblastica.

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