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Quando il colesterolo LDL è preoccupante?
Pubblicato il: 08 ottobre

Quando il colesterolo LDL è preoccupante?

Il colesterolo è una sostanza lipidica prodotta principalmente dal fegato e che può essere introdotta anche attraverso l’alimentazione. Ha un ruolo essenziale in diversi processi vitali: partecipa alla produzione di ormoni, alla formazione delle membrane cellulari e alla sintesi della vitamina D. Tuttavia, non tutti i tipi di colesterolo hanno lo stesso impatto sulla salute.

Si distinguono infatti il colesterolo HDL, definito comunemente “colesterolo buono”, e il colesterolo LDL, noto come “colesterolo cattivo”. Il giusto equilibrio tra queste due forme è determinante per il benessere cardiovascolare e rappresenta un indicatore chiave negli esami del sangue di routine.

Valori normali di colesterolo LDL

Il colesterolo viene misurato in milligrammi per decilitro di sangue (mg/dL) e i valori ottimali si distinguono così:

  • Colesterolo totale: inferiore a 200 mg/dL. Tra 200 e 239 mg/dL si è in una zona di confine, mentre oltre i 240 mg/dL si parla di ipercolesterolemia.
  • Colesterolo HDL: sopra i 40 mg/dL negli uomini e oltre i 50 mg/dL nelle donne. Più l’HDL è alto, maggiore è la protezione, perché questo tipo di lipoproteina trasporta l’eccesso di colesterolo verso il fegato per essere eliminato.
  • Colesterolo LDL: sotto i 100 mg/dL è considerato ideale; nei soggetti ad alto rischio cardiovascolare si punta a valori ancora più bassi, spesso inferiori a 70 mg/dL.

Un parametro utile è il rapporto tra colesterolo totale e HDL: un rapporto elevato indica un eccesso di colesterolo LDL e un rischio maggiore di malattie cardiovascolari.

Quando preoccuparsi

Il colesterolo LDL è definito “cattivo” perché, se presente in quantità elevate, tende a depositarsi lungo le pareti delle arterie, un processo che porta alla formazione di placche aterosclerotiche che, a loro volta, restringono il lume dei vasi sanguigni, ostacolando il normale flusso di sangue. Con il tempo, le placche possono rompersi e causare eventi gravi come infarto del miocardio o ictus cerebrale.

Ci sono situazioni in cui l’attenzione deve essere massima:

  • LDL superiore a 160 mg/dL: rappresenta una condizione a rischio, soprattutto se accompagnata da altri fattori.
  • Colesterolo totale oltre i 240 mg/dL: indica un’ipercolesterolemia evidente che necessita di interventi mirati.
  • Rapporto sfavorevole tra colesterolo totale e HDL: anche con valori di LDL non eccessivi, un HDL troppo basso riduce la protezione cardiovascolare.
  • Presenza di fattori aggiuntivi: diabete, ipertensione, obesità, sedentarietà e fumo aumentano in modo esponenziale il rischio di eventi cardiovascolari.

È quindi importante non limitarsi a guardare un singolo valore, ma valutare il quadro complessivo, in particolare la differenza tra colesterolo buone e cattivo.

Cosa fare?

Quando i valori di LDL risultano elevati, il primo approccio è la modifica dello stile di vita, che da sola può abbassare in modo significativo il colesterolo cattivo e aumentare l’HDL.

Alimentazione

Una dieta a basso contenuto di colesterolo è il punto di partenza. Ciò non significa eliminare tutti i grassi, ma imparare a distinguere quelli nocivi da quelli benefici:

  • Da limitare: carni rosse, insaccati, burro, formaggi stagionati, cibi fritti e prodotti industriali ricchi di grassi trans.
  • Da preferire: pesce azzurro (salmone, sgombro, sardine), legumi, cereali integrali, frutta secca e semi oleosi.

Le fibre solubili, presenti in avena, mele, agrumi e legumi, riducono l’assorbimento intestinale del colesterolo, mentre gli alimenti ricchi di omega-3 hanno dimostrato un effetto protettivo sul cuore.

Attività fisica

Il movimento regolare è un alleato prezioso: bastano 30 minuti di camminata veloce o bicicletta al giorno per ridurre i livelli di LDL e aumentare l’HDL. Gli sport aerobici, come nuoto o corsa leggera, sono particolarmente efficaci nel migliorare il profilo lipidico.

Stile di vita

Oltre all’alimentazione e allo sport, anche altri comportamenti incidono sul colesterolo:

  • Smettere di fumare: il tabacco abbassa l’HDL e favorisce i danni arteriosi.
  • Ridurre lo stress: condizioni di tensione cronica favoriscono squilibri metabolici che incidono sui grassi nel sangue.
  • Controllare il peso: il sovrappeso, soprattutto addominale, è strettamente collegato a valori elevati di LDL.

Integrazione

In alcuni casi, gli integratori specifici possono rappresentare un supporto utile: sostanze come il riso rosso fermentato, la berberina, l’acido folico e il coenzima Q10 contribuiscono a regolare i livelli lipidici e a proteggere il sistema cardiovascolare. Tuttavia, l’uso di integratori deve sempre essere valutato dal medico, soprattutto in presenza di altre terapie.

Farmaci

Quando dieta e attività fisica non bastano, il medico può prescrivere farmaci ipolipemizzanti, come le statine: si tratta di medicinali che riducono in modo significativo il colesterolo LDL e sono particolarmente indicati in soggetti con alto rischio cardiovascolare.

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