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Quanto deve durare una terapia antinfiammatoria?
Pubblicato il: 17 ottobre

Quanto deve durare una terapia antinfiammatoria?

L’infiammazione è un meccanismo di difesa del nostro organismo, attivato in risposta a un danno generico o a un’infezione. Si tratta di un processo complesso che mira a proteggere i tessuti e avviare la riparazione delle cellule danneggiate e, in alcuni casi, può persistere troppo a lungo, portando alla cronicizzazione della condizione in atto. Esempi comuni di condizioni infiammatorie includono l'artrite, tendiniti e distorsioni, tutte situazioni in cui i tessuti danneggiati attivano una risposta infiammatoria.

Quando l’infiammazione non è controllata, può causare dolore, gonfiore e una compromissione della funzionalità del tessuto colpito. È qui che intervengono i farmaci antinfiammatori, il cui scopo è quello di ridurre l'infiammazione, alleviare il dolore e migliorare la qualità della vita del paziente. Ma quali sono gli antinfiammatori? Tra i principali farmaci antinfiammatori troviamo i FANS (Farmaci Antinfiammatori Non Steroidei) e i corticosteroidi, noti per il loro utilizzo in varie patologie infiammatorie acute e croniche.

Quando ricorrere agli antinfiammatori

Gli antinfiammatori sono utilizzati in una vasta gamma di situazioni, che spaziano dalle infiammazioni acute a quelle croniche.

Nei casi di infiammazione acuta, come distorsioni, lesioni muscolari o traumi, l’uso di FANS al bisogno è molto comune, in quanto agiscono riducendo la produzione di prostaglandine, le molecole coinvolte nei processi infiammatori e nel dolore. Tra i FANS più comuni ci sono l'ibuprofene, il naprossene e il diclofenac, noto anche come Dicloreum, che viene utilizzato spesso per trattare dolori muscolari e articolari.

Nei casi di infiammazione cronica, come l'artrite reumatoide o la spondilite anchilosante, può essere necessaria una terapia antinfiammatoria prolungata, anche se, in queste situazioni, è essenziale monitorare attentamente la risposta del paziente e tenere sotto controllo i benefici terapeutici e i potenziali effetti collaterali.

Gli antinfiammatori non steroidei, quindi, vengono spesso prescritti anche per ridurre la febbre e agire come analgesici: è però importante anche sapere come agiscono gli antidolorifici, che sono indicati per trattare il dolore lieve o moderato.

Per quanto tempo assumere gli antinfiammatori

La durata di una terapia antinfiammatoria dipende da vari fattori, tra cui la gravità dell’infiammazione, la risposta del paziente al trattamento e la patologia sottostante.

In linea generale, per condizioni acute come le distorsioni o le tendiniti, i FANS vengono utilizzati per un periodo limitato, che può variare da pochi giorni a una settimana: si tratta di una somministrazione a breve termine che consente di ridurre il dolore e l’infiammazione senza esporre il paziente a rischi significativi di effetti collaterali.

Nel caso di patologie croniche, come l’artrite o altre malattie reumatologiche, la terapia può essere prolungata per periodi molto più lunghi, talvolta anche per anni. In questi casi, il medico valuta costantemente la situazione per adattare la terapia in base all'andamento della malattia, dato che la gestione a lungo termine richiede dosaggi che siano il più bassi possibile per evitare complicazioni, seppur sufficientemente efficaci al fine di controllare l'infiammazione.

L'uso prolungato dei FANS può comportare alcuni rischi, tra cui danni gastrici, come ulcere o emorragie, e problemi renali. Questi effetti collaterali sono legati alla già citata capacità dei FANS di inibire le prostaglandine, che proteggono la mucosa dello stomaco e regolano la funzionalità renale. Per minimizzare tali rischi, si raccomanda di seguire sempre le indicazioni del medico e di utilizzare questi farmaci limitando la durata della terapia al minimo necessario.

È importante tenere conto anche delle terapie a base di corticosteroidi, come il cortisone, che vengono utilizzate quando l'infiammazione è particolarmente severa o resistente ai FANS. Questi farmaci sono molto efficaci, ma il loro uso a lungo termine può comportare seri effetti collaterali, tra cui aumento di peso, osteoporosi, ipertensione e diabete. Anche in questo caso, la durata della terapia deve essere attentamente gestita dal medico, cercando di utilizzare la dose minima efficace.

Fattori che influenzano la durata della terapia

La durata della terapia antinfiammatoria non è standardizzata e dipende da una serie di fattori, tra cui la risposta individuale del paziente al farmaco, la presenza di patologie concomitanti e l’interazione con altri medicinali. Per esempio, nei pazienti con problemi gastrointestinali, potrebbe essere necessario aggiungere una terapia gastroprotettiva o considerare l’uso di antinfiammatori selettivi, che hanno un impatto minore sullo stomaco.

Anche le condizioni renali del paziente influenzano la scelta della durata e del tipo di terapia antinfiammatoria. Come anticipato, l'uso prolungato di FANS può causare insufficienza renale in soggetti predisposti o che seguono altre terapie nefrotossiche, ragion per cui, il monitoraggio della funzione renale è fondamentale nei pazienti che richiedono una terapia a lungo termine.

Visto che è già stato citato, ricordiamo che il Dicloreum, un FANS comunemente usato per trattare infiammazioni muscolo-scheletriche, può essere somministrato sia in forma orale che topica, a seconda della localizzazione dell’infiammazione. L'applicazione topica, in questo caso, consente di ridurre il rischio di effetti collaterali sistemici, concentrando l'effetto terapeutico nella zona interessata.

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